mercoledì 16 settembre 2015

RECENSIONE: Il Segreto della Monaca di Monza di Marina Marazza



IL SEGRETO DELLA MONACA DI MONZA di MARINA MARAZZA
TRAMA:

l romanzo inizia nell’estate del 1597. Siamo di fronte ad una giovane suora, Virginia Maria, della quale si percepisce subito un’inquietudine. Tramite flashback e racconti, scopriamo che è diventata suora su volere del padre, don Martìn, il quale aveva bisogno della sua dote per sposare una nobildonna Anna.
Marianna de Leyva, all’epoca bambina, orfana di madre morta per peste, non può fare altro che subire la decisione del padre e prende i voti alla soglia dei suoi sedici anni, divenendo così Suor Virginia Maria presso il Convento di clausura di Santa Margherita di Monza.


"La maggior parte delle fanciulle prima o poi se ne andava:
il parentado veniva a prenderle in carrozza e le portava via al galoppo, verso una nuova vita.
Si sarebbero sposate, avrebbero avuto un marito, dei figli, una casa, forse perfino un amore.
In ogni caso, il loro orizzonte non sarebbe stato limitato dal muro di cinta di un piccolo monastero.”
L’inquietudine che Virginia si porta dentro è la scintilla che la convince a incontrare Paolo Osio, cavaliere la cui casa confina con il giardino del Monastero e che per caso un giorno incontra. Da quell’incontro l’uomo inizia a corteggiarla, inviandole lettere e regali, fino a che la donna decide di incontrarlo. La passione tra i due viene vissuta notte dopo notte, con incontri segreti, grazie alla complicità di alcune consorelle amiche di Virginia.
Questa passione diventa spesso amore, amore che sconfigge gli anni che passano e le mura di quel convento. I due riescono a custodire questo segreto grazie alla potenza di Virginia e alle sue alleanze all’interno del Monastero. Ma arriva il momento in cui queste alleanze vengono meno e quando il segreto inizia ad uscire dalle mure e a circolare bocca dopo bocca, Virginia e Paolo, insieme alle amiche della donna e ai bravi del cavaliere, sono pronti a tutto pur di impedire uno scandalo. Anche a versare sangue innocente.

COSA NE PENSO IO:
Che questo romanzo è ECCELLENTE : Voto 8 e 1/2
Il ritratto di Virginia viene portato avanti nella trama in modo armonioso, rendendola una donna molto attuale anche se la storia si svolge nel 
XVII secolo. 
La trama è condotta in modo magistrale, si dipana seguendo il filo storico e rimane plausibile e ben orchestrata anche dove sono stati inventati fatti o riempiti buchi narrativi.
La scrittura è fluida, scorrevole, piacevolmente moderna pur mantenendo il tono evocativo delle storie antiche.
L'unica "pecca" è che Paolo Osio non è diventato nel mio immaginario un "principe azzurro" ! Ho partecipato con passione all'amore di Virginia per lui, ma col cuore rivolto a lei e non a lui ! Questo un po' mi delude...la spietatezza di Paolo, il suo disincanto, le sue infedeltà di poco conto e la sua passione imperitura per Virginia durata fino alla fine della sua vita me l'hanno, comunque, alla fine, fatto piacere !

giovedì 10 settembre 2015

DOPO UN ANNO ESATTO CHE NON SCRIVEVO...


RICONOSCIMENTI

Che bello essere riconosciuti ! Quando vai in un posto in cui pensi di essere solo "una delle tante" e invece scopri che chi è lì ti riconosce, ti chiama col tuo nome e cognome ! Tutto cambia. Invece che sentirti "una delle tante" ti senti "parte di un tutto". Ti riconosci un ruolo ben definito, in quel tutto e lo riconosci anche a te stessa. Ti attribuisci quel ruolo, in quel contesto. Timidamente, ti eri già detta: "lo sono", ma mai e poi mai ti saresti presentata "al mondo" con quel titolo. Il "mito della modestia" è ancora radicato dentro di te e ti fa temere di essere vanitosa, ti tiene ancorata e ti fa tenere un profilo basso con le altre persone, per paura di risultare pretenziosa. Poi però accade che il riconoscimento arrivi diretto, semplice, senza fronzoli, come se fosse così scontato, così naturale che tu lo sappia, che ribadirlo è davvero superfluo. In più viene da parte di chi ha le capacità culturali e professionali per riconoscerti questo merito. Chi ha contribuito con il suo lavoro, a formarti, ad appassionarti e a renderti virtuosa della "materia". E' in questi momenti che ripensi a quanto da piccola -ma anche da grande! - hai desiderato l'approvazione e il riconoscimento da parte di chi ti era più vicino. Un riconoscimento che invece non è arrivato. Non è stato capito il tuo desiderio di riceverlo, o invece non è stato valutato "così importante da essere lodato" ciò che hai fatto. Tu volevi che fosse lì e ti dicesse "brava" Invece, nella migliore delle ipotesi, hai ricevuto un tiepido interesse, una minimizzazione, o addirittura "un cambio di argomento". Questo ti ha ferita, tanto, nel profondo. Ha creato una voragine di insicurezza e ha nutrito - oh quanto l'ha nutrita! - in te, la convinzione di valere poco, di non meritare lodi per quello che hai portato avanti, con passione e tenacia e poi di non meritarle in assoluto, mai, le lodi. Non mi dilungherò sul concetto di "assoluto", non è questo il post per farlo, devierebbe dall'argomento principale. Fatto sta, che alla età di 41 anni, finalmente, quel senso di incapacità, di inadeguatezza, quella dipendenza dal riconoscimento altrui, quell'atteggiamento prestazionale in ogni cosa che fai e che vivi, si è un po' allentato. Essere riconosciuta, sapere che di fatto sono capace di fare, ha iniziato a disinnescare il meccanismo subdolo della dipendenza dall'approvazione altrui. Non posso dire di non desiderarli più quella approvazione e quel riconoscimento da parte di chi è importante per me. Probabilmente quella me là, la me di allora, lo continuerà a desiderarli sempre, con intensità immutata. Ma io sono la me di oggi ! Quella che il riconoscimento l'ha avuto e che si è convinta di meritarselo a tutti gli effetti, di esserlo. Ora, al posto della voragine ci sono dei punti di sutura, l'insicurezza sta cambiando in sicurezza. Una persona molto speciale - e TU che mi leggi sai che mi riferisco a TE - mi disse che dovevo "riconoscere e proteggere l'altra me, quella me là". Negarla, o meglio, annegarla (nel cibo ndr), non avrebbe portato a un cambiamento positivo della me attuale. RICONOSCERE (torna sempre fuori questa parola!) e TUTELARE "la piccola", fa sì che "la grande" modifichi i suoi atteggiamenti verso la vita , ne tragga -faticosamente- nuovi insegnamenti e si crei una nuova base di esperienza che piano piano affiancherà la vecchia e la sostituirà -speriamo- facendomi vivere meglio. 

Dal Vangelo secondo Hastral -Andate in pace- Amen.