RICONOSCIMENTI
Che bello essere riconosciuti ! Quando vai in un posto in cui pensi di essere solo "una delle tante" e invece scopri che chi è lì ti riconosce, ti chiama col tuo nome e cognome ! Tutto cambia. Invece che sentirti "una delle tante" ti senti "parte di un tutto". Ti riconosci un ruolo ben definito, in quel tutto e lo riconosci anche a te stessa. Ti attribuisci quel ruolo, in quel contesto. Timidamente, ti eri già detta: "lo sono", ma mai e poi mai ti saresti presentata "al mondo" con quel titolo. Il "mito della modestia" è ancora radicato dentro di te e ti fa temere di essere vanitosa, ti tiene ancorata e ti fa tenere un profilo basso con le altre persone, per paura di risultare pretenziosa. Poi però accade che il riconoscimento arrivi diretto, semplice, senza fronzoli, come se fosse così scontato, così naturale che tu lo sappia, che ribadirlo è davvero superfluo. In più viene da parte di chi ha le capacità culturali e professionali per riconoscerti questo merito. Chi ha contribuito con il suo lavoro, a formarti, ad appassionarti e a renderti virtuosa della "materia". E' in questi momenti che ripensi a quanto da piccola -ma anche da grande! - hai desiderato l'approvazione e il riconoscimento da parte di chi ti era più vicino. Un riconoscimento che invece non è arrivato. Non è stato capito il tuo desiderio di riceverlo, o invece non è stato valutato "così importante da essere lodato" ciò che hai fatto. Tu volevi che fosse lì e ti dicesse "brava" Invece, nella migliore delle ipotesi, hai ricevuto un tiepido interesse, una minimizzazione, o addirittura "un cambio di argomento". Questo ti ha ferita, tanto, nel profondo. Ha creato una voragine di insicurezza e ha nutrito - oh quanto l'ha nutrita! - in te, la convinzione di valere poco, di non meritare lodi per quello che hai portato avanti, con passione e tenacia e poi di non meritarle in assoluto, mai, le lodi. Non mi dilungherò sul concetto di "assoluto", non è questo il post per farlo, devierebbe dall'argomento principale. Fatto sta, che alla età di 41 anni, finalmente, quel senso di incapacità, di inadeguatezza, quella dipendenza dal riconoscimento altrui, quell'atteggiamento prestazionale in ogni cosa che fai e che vivi, si è un po' allentato. Essere riconosciuta, sapere che di fatto sono capace di fare, ha iniziato a disinnescare il meccanismo subdolo della dipendenza dall'approvazione altrui. Non posso dire di non desiderarli più quella approvazione e quel riconoscimento da parte di chi è importante per me. Probabilmente quella me là, la me di allora, lo continuerà a desiderarli sempre, con intensità immutata. Ma io sono la me di oggi ! Quella che il riconoscimento l'ha avuto e che si è convinta di meritarselo a tutti gli effetti, di esserlo. Ora, al posto della voragine ci sono dei punti di sutura, l'insicurezza sta cambiando in sicurezza. Una persona molto speciale - e TU che mi leggi sai che mi riferisco a TE - mi disse che dovevo "riconoscere e proteggere l'altra me, quella me là". Negarla, o meglio, annegarla (nel cibo ndr), non avrebbe portato a un cambiamento positivo della me attuale. RICONOSCERE (torna sempre fuori questa parola!) e TUTELARE "la piccola", fa sì che "la grande" modifichi i suoi atteggiamenti verso la vita , ne tragga -faticosamente- nuovi insegnamenti e si crei una nuova base di esperienza che piano piano affiancherà la vecchia e la sostituirà -speriamo- facendomi vivere meglio.
Dal Vangelo secondo Hastral -Andate in pace- Amen.
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