sabato 19 febbraio 2011


INTERVISTA A
RENZO SAMARITANI
(parte II)


In attesa del secondo libro della "saga" 
di "Un uomo di nome Stefania"
ho fatto qualche altra domandina
al nostro autore per saperne di più su di lui
e sul suo nuovo romanzo.
Kiss Hastral








Renzo


1) Come nascono le tue storie? Lasci che le idee prendano forma nel tuo cervello o sono colpi di pura ispirazione? Costruisci le trame a tavolino attingendo da appunti e ricerche o scrivi di getto per poi rivedere il materiale scritto? 



Le tribù americane “primitive” credevano ai sogni e basavano la loro vita su di essi. In base a cosa sognavano si organizzava la caccia, pesca, commercio e le altre attività. Ai sogni sacrificavano ogni cosa, perché da questi ne ricavavano presagi.

Secondo questi popoli il sognare era la sorgente e il fondamento della spiritualità. Un gesuita vissuto nel 1600 affermava che in sogno presiedeva a feste, danze, canti e giochi ed era la divinità principale delle popolazioni indigene. Gli indiani erano fermamente convinti che durante il sognare l’anima vivesse in un altro mondo, un regno indipendente dal corpo.

Le mie storie nascono spesso da “sogni ad occhi aperti” e non sono del tutto convinto che siano "favole"... da un certo punto di vista, su un piano immateriale Stefania, ad esempio, esiste realmente. Non posso dire altro perché rientra nelle tematiche dei miei prossimi due libri... un’eterea Parama (già conosciuta per chi ha letto il primo libro) salverà la nostra protagonista da situazioni molto reali.



Scrivo di getto, e prima faccio sempre ricerche per conoscere tecnicamente situazioni e posti




2) Quale ambiente prediligi per scrivere  Come scrivi: su carta o al computer? Di giorno o di notte? In solitudine o fra le persone? Segui dei “riti” particolari?



Scrivo di giorno, preferibilmente nella mia amata terrazza. Sono stato un nottambulo per anni, ma ero un ragazzo. Ora amo svegliarmi presto la mattina e sorseggiare una tazza di caffè nella mia “loggia”, e lì parte l'immaginazione. Soffro di claustrofobia e non ho mai preso aerei ma nel primo romanzo, quando la protagonista viaggia con tale mezzo di trasporto, ero con lei (in terrazza) immedesimato completamente nella situazione! A volte si creano situazioni buffe... fa parte dell'essere un creativo, capita di essere "altrove"...



Durante la scrittura devo essere assolutamente solo con i personaggi del mio libro e il rito della tazza di tè (o di caffè appena sveglio, come dicevo prima) è fondamentale.




3) Quando hai scritto il primo libro "Un uomo di nome Stefania: un anima in viaggio" avevi già in mente anche il seguito delle avventure della tua protagonista e quindi il secondo ed il terzo libro?



Si. Quando mi sono fatto uno schema mentale di questo romanzo ho attraversato tre tappe fondamentali di questa Stefania che può essere ognuno di noi: tutti almeno una volta nella vita ci siamo chiesti chi siamo,da dove veniamo e dove andremo e ciò vale anche per la nostra protagonista che attraversa un cambiamento psicologico e fisico conscio nel primo libro, di rivelazioni spirituali nel secondo e di pratica nel tenere insieme i due elementi che regolano l’universo, yin e yang, nel terzo.



4) Come mai hai scelto proprio l'India come ambientazione e meta di viaggio dei protagonisti del secondo libro?



La mia India è interiore, non necessariamente fisica; e qui torniamo a come ho risposto alla tua prima domanda. Non è obbligatorio abbracciare l'India fisicamente e religiosamente per ritrovare il nostro vero sé. India come simbolo della ricchezza spirituale anche in termini quantitativi, di mille strade che abbiamo davanti a noi e che dobbiamo imparare a riconoscere guardando quella che ci sembra più “luminosa” (come né "la Profezia di Celestino"). Ricorderai Stefania quando arriva in Nepal: "Le strade erano ricche di colori, sensazioni e odori. Canti, ma anche grida e ogni altra cosa inimmaginabile si presentava o poteva presentarsi a ogni angolo. E i miei occhi curiosi si nutrivano continuamente di

tutto questo." Il nostro corpo è formato da “otto elementi”: cinque grossolani (terra, acqua, fuoco, aria, etere) e tre sottili (mente, intelligenza, falso ego) e abbiamo cinque strumenti della conoscenza (le facoltà sensorie degli organi fisici: vista, udito, olfatto, gusto e tatto) e la nostra protagonista scopre come usarli per progredire su un cammino che lei stessa sta decidendo di percorrere.




5) Renzo ti consideri "cittadino del mondo" oppure sei legato particolarmente alla tua casa, alla tua città o al tuo paese?



Sono molto abitudinario ed anche per via della già citata claustrofobia mi è difficile fare viaggi particolarmente lunghi, quindi sono “cittadino del mondo” virtualmente... e in “astrale”!

:-)

Credo anche nella reincarnazione, e in vite precedenti sono abbastanza sicuro di aver viaggiato ovunque, così come d’aver vissuto a lungo in India.




6) A parte Stefania, quali sono i personaggi che prediligi nei due libri ? Per quale motivo?



Maximilian perché è il vero Massimiliano della mia vita, che mi aiuta in tutto e in particolare in questa avventura letteraria (che non è solo una parentesi), Josè che è la sua controparte “femminile” a livello energetico così come Stefania è la mia, e Nirva.



7) Svelaci un piccolo segreto o un aneddoto relativo al secondo libro di Stefania.



Il viaggio continua e questo secondo romanzo rivelerà tutto cio' che Stefania non sapeva di se stessa, delle sue affezioni, dei bisogni, della sua storia passata.... C’è qualche pericolo dietro l’angolo, di più non posso dire (ti ho già svelato qualcosa anche prima). Non invidio la nostra protagonista, poverina! :-)



8) Oltre che scrittore Renzo,sei anche un buon lettore?
Ci sono delle letture che hanno influenzato in modo
particolare il tuo modo di scrivere?

9) Quali sono i tuoi libri del cuore e quelli invece che
non leggeresti mai ?


Leggo e scrivo da sempre, da quando ero bambino. E’ una pratica fondamentale per la mia persona. Sono particolarmente legato allaInsostenibile Leggerezza dell’Essere di Milan Kundera perché dimostra come nella vita quello che scegliamo e apprezziamo come leggero non tarda a rivelare il proprio peso insostenibile. C’è però l’arte di trasformare le cose pesanti in leggere. Yin e Yang possono essere tradotti approssimativamente come il lato in ombra (Yin) e il lato soleggiato(Yang) di una collina e con la mia Stefania cerco di imparare dalla vita come passare da una collina all’altra...



10) Renzo hai mai sofferto del “blocco dello scrittore” o comunque trascorso lunghi periodi senza scrivere?



Assolutamente si! Considera che “Un uomo di nome Stefania” ho iniziato a scriverlo dieci anni fa... Ho dovuto e voluto fare scelte nella vita, anche molto dure (spesso in senso positivo) e ho rinunciato a diverse cose per dedicarmi completamente all’amore e alla scrittura.


 

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