mercoledì 15 dicembre 2010


DIECI DOMANDE A ...

Intervista a
RENZO SAMARITANI

autore del libro
UN UOMO DI NOME STEFANIA

Renzo&Hastral



1) Chi è Renzo Samaritani ?
Renzo Samaritani è un ragazzone di quarant'anni che da sempre, ha la grande passione per lo scrivere... Le altre grandi passioni sono la buona cucina, il lavoro nel campo delle comunicazioni, l'esplorazione culturale... e la passione più grande di tutti: la ricerca del senso della vita!



2) Ti consideri "figlio d'arte" per quanto riguarda la scrittura ?
Se esistesse un "gene dello scrittore" si troverebbe probabilmente nel mio DNA... Mia madre scrive da quando era bambina e lo faceva anche suo padre. Ho sempre saputo, fin dai primi anni delle elementari, che sarebbe stata la mia strada.
Si tratta di una vera necessità per me: faccio molta fatica a comunicare a voce, anche con le persone che hanno un posto importante nella mia vita. Le cose che voglio dire, ho bisogno di scriverle. Sarà timidezza, sarà il vantaggio di poter riflettere meglio su ciò che si vuole esprimere, sarà la possibilità di ricordare meglio ciò che si è vissuto e percepito. Resta il fatto che scrivere è importante per me come il cibo quotidiano.
Certamente l'esempio di mia madre mi ha ispirato e offerto l'opportunità di osservare da vicino la vita di una scrittrice affermata e le realtà del mondo editoriale, ma preferisco fare da solo le mie scelte, sia per lo stile sia per gli argomenti, che per le collaborazioni letterarie. Credo che si tratti di un processo di crescita personale del tutto naturale e desiderabile.



3) Da cosa nasce "Un uomo di nome Stefania" ? Come  mai proprio "Stefania" ?
Stefania è un nome che mi è sempre piaciuto. Deriva dal greco e significa "ghirlanda, corona", come quei serti di alloro o di fiori o piante sacre che costituivano l'emblema della gloria per i regnanti,
i poeti, i campioni atletici, e gli oracoli.
Sembra che sia anche collegato con il colore verde, che rappresenta l'immortalità e la buona salute... quando è stato il momento di scegliere un nome per il mio personaggio non ho esitato, anche perchè si tratta di un nome che è quasi identico e altrettanto popolare sia nella forma femminile che in quella maschile.



4) Quanto c'è di autobiografico ne "Un uomo di nome Stefania" ?
Molto, ma naturalmente non tutto, altrimenti il protagonista si sarebbe chiamato Renzo. Nella storia ho usato le mie impressioni interiori più che gli eventi esteriori della mia vita personale. Così ho potuto dare vita e autenticità all'immagine del paesino romagnolo in cui affondano le radici familiari e culturali di Stefano/Stefania, alle esperienze più o meno squallide e traumatiche della sua vita "esagerata" nel periodo milanese, alla transizione sessuale soprattutto a livello emotivo e alla scoperta di una dimensione più equilibrata e sana nella quale progredire nella propria crescita personale.
Tutto questo l'ho sperimentato personalmente e fa parte della mia vita vera. Anche molti dei personaggi secondari sono ispirati a persone reali, che naturalmente non possano essere considerati effettivamente biografici. In particolare, la madre di Stefania nel bene o nel male, costituisce la rappresentazione dell'archetipo "madre" della mia vita interiore.



5) Il filo conduttore del libro è "IL VIAGGIO". Qual' è la tua concezione di viaggio ?

Dal punto di vista geografico non sono un gran viaggiatore. Non lo erano nemmeno i miei genitori, con i quali ho in comune una leggera forma di claustrofobia che mi procura una certa ansietà all'idea di salire in aereo. Mi piace però molto viaggiare ideologicamente, culturalmente... e faccio volentieri lavoro di ricerca sui luoghi che descrivo. Per esempio, il secondo volume della storia di Stefania è ambientato in India, e grazie alla disponibilità dell'amica Parama che vive là da molti anni, sto scoprendo questo meraviglioso paese attraverso i suoi occhi e attraverso fantastiche fotografie che presto pubblicheremo su un nuovo blog dedicato ai Viaggi di Stefi....
Condividere queste immagini con i miei lettori è per me un'offerta di affetto e riconoscenza, che permetterà loro di vivere l'esperienza del secondo volume con intensità ancora maggiore. Inserire delle foto nel libro sarebbe stato poco pratico, ma internet ci offre la possibilità di sfogliare insieme l'album dei viaggi come se fossimo seduti insieme in salotto.

Esiste poi un'altra dimensione del viaggio, una dimensione profondamente interiore che rispecchia e ispira la dimensione esteriore, geografica e culturale. E' l'eterno viaggio dell'evoluzione umana, una specie di percorso iniziatico che dalla mortalità conduce all'immortalità. Ma non c'è da preoccuparsi: non sarà affatto un viaggio noioso!



6) Si parla tanto della parità dei diritti degli omosessuali e della  equiparazione delle coppie gay a quelle eterosessuali. Un Uomo di nome Stefania è un inno a questo ?
Certo. Ma è cantato su toni sommessi, semplici e immediati, ben lontani da retoriche politiche o sociali, senza moralismi nè vittimismi o recriminazioni.
Sia Stefania che la sua controparte Nirva sono omosessuali, e mentre Stefania compie la transizione sessuale a tutti gli effetti e si fidanza con Josè in una relazione di coppia di tipo eterosessuale, Nirva rimane sulla sponda "maschile" pur avendo con Max una relazione di coppia molto bella, pulita e delicata, niente affatto diversa da qualsiasi genuina e sana relazione d'amore eterosessuale.
Probabilmente qualche lettore si aspettava un "romanzo gay", traboccante di sesso gratuito e volgarità, una specie di "noir" tragico e perverso, sboccato e disperato, o forse persino grottesco. In effetti inizialmente Stefi passa attraverso una fase simile a questo clichè, ma più che altro perchè la gente non si aspetta altro da lei. Ma è una tappa breve, e fortunatamente Stefania si evolve su un piano più luminoso, dove i personaggi sono Persone vere e non barattoli bisognosi di un'etichetta.
Che siano maschi o femmina, non ha importanza: sono definiti non dal sesso a cui appartiene il loro corpo, ma dai valori che rispettano e praticano soprattutto nel relazionarsi con gli altri e con la vita.



7) Ti senti più vittima o più giustiziere nella società odierna ?
Beh, certo se devo scegliere preferisco essere il giustiziere piuttosto che la vittima... come diceva la famosa canzone di Simon & Garfunkel, meglio essere un martello che un chiodo! Ma scherzi a parte, io credo fermamente nella legge scientifica e universale del karma, e poichè ogni azione viene naturalmente seguita da una reazione, in realtà non esistono vittime. Ognuno ha il potere di investire le proprie energie per cambiare la propria vita, anche se naturalmente non è sempre facile: questo è forse il messaggio più importante della vicenda di Stefania, e anche la realizzazione più profonda nella mia esperienza personale.


8) Questo è il tuo primo libro, come è stato l'iter editoriale ? Cosa hai imparato da questa esperienza ?
Non è stato facile, e certamente ho imparato molto: soprattutto a non lasciarmi scoraggiare da niente e da nessuno. Materializzare un'idea e farla diventare una creazione tangibile, da condividere con il pubblico dei lettori, è stata un'esperienza che mi ha fatto crescere molto e mi ha reso molto più forte.
Avere l'appoggio delle persone che ti vogliono bene è d'importanza fondamentale, ma ci vuole anche tanta passione, pazienza, impegno, perseveranza e umiltà. Sì, perchè dobbiamo essere pronti a prendere molte "bastonate" e, credimi, le critiche costruttive aiutano molto di più dei complimenti fatti per gentilezza. Bisogna essere disposti ad ascoltare tutti e saper distinguere tra ciò che ostacola e ciò che aiuta la dinamica della storia.



9) "Un uomo di nome Stefania" è il primo di tre libri aventi "Stefania" come protagonista. Stai già lavorando al secondo ?
Sì, anzi, la prima stesura è quasi terminata. Bisognerà poi sottoporla al naturale processo di "limatura" e revisione, insieme alle persone che mi sono state vicine nel primo romanzo, e che mi hanno aiutato moltissimo... soprattutto Massimiliano e Paola, che mi sta seguendo per l'editing anche del secondo e del terzo libro.
Il secondo volume della storia di Stefi svelerà e spiegherà molti misteri che sono rimasti in sospeso nel primo volume, proprio perchè Stefania vede aprirsi i propri orizzonti e comincia a comprendere sempre meglio se stessa. Insomma, il Viaggio continua, ed è sempre più emozionante.



10) Cosa consiglieresti a chi vuole scrivere un libro ?
Pazienza, determinazione, entusiasmo... spesso la gente vede il lavoro dello scrittore come un'occupazione relativamente facile e divertente, ma in realtà si tratta di un processo che è solitamente lungo e sofferto. E che non termina quando si scrive la parola "fine" sull'ultima pagina: anzi, è proprio allora che comincia il lavoro vero, quello di condividere la propria creatura con il mondo. E non è un lavoro facile.
In Italia ci sono circa 55 milioni di potenziali lettori; la metà di queste persone dice di leggere almeno un libro all'anno, mentre le altre affermano di non leggere mai, ma proprio mai, neppure un libro. Tra coloro che acquistano libri, circa il 50% legge tra 4 e 12 libri l'anno, circa il 30% legge un massimo di 3 libri l'anno, e il 20% afferma di leggere oltre 12 libri l'anno. Solo una piccola percentuale di questi libri è narrativa, perchè la precedenza va ai testi tecnici di consultazione che sono necessari ai professionisti. Le case editrici sono spesso intasate da "invii spontanei" di aspiranti scrittori che non hanno la più pallida idea sul funzionamento di una impresa editoriale.
E' quindi necessario essere molto realistici, e possibilmente consultare un'agenzia letteraria che faccia valutazione di testi inediti, oppure frequentare un corso di scrittura creativa. Trasformare un sogno in realtà è possibile, ma richiede molto lavoro pratico.

  

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