LA BARACCA DEI TRISTI PIACERI
di Helga Schneider
di Helga Schneider
TRAMA:
"Stava lì, l'aguzzina delle SS, capelli biondi e curati, il rossetto sulla bocca dura, l'uniforme impeccabile... Stava lì e pronunciò con sordida cattiveria: "Ho letto sulla tua scheda che eri la puttana di un ebreo. È meglio che ti rassegni: d'ora in poi farai la puttana per cani e porci". Così racconta l'anziana Frau Kiesel all'ambiziosa scrittrice Sveva, dando voce a un dramma lungamente taciuto: quello delle prigioniere dei lager nazisti selezionate per i bordelli costruiti all'interno stesso dei campi di concentramento, con l'ipocrita e falsa giustificazione di voler limitare l'omosessualità tra i deportati. Donne i cui corpi venivano esposti ai sadici abusi delle SS e dei prigionieri maschi - spesso veri e propri relitti umani che malgrado tutto preferivano rinunciare a un pezzo di pane per scambiarlo con pochi minuti di sesso. Donne che alla fine della guerra, schiacciate dall'umiliazione e dalla solitudine, invece di denunciare quella tragedia fecero di tutto per nasconderla e seppellirla dentro di sé. In questo capitolo della memoria storica personale e collettiva, Helga Schneider continua, con lucidità e compassione, ma anche con implacabile giudizio, a dare testimonianza di ciò che è accaduto perché non si ripeta mai più.
"Stava lì, l'aguzzina delle SS, capelli biondi e curati, il rossetto sulla bocca dura, l'uniforme impeccabile... Stava lì e pronunciò con sordida cattiveria: "Ho letto sulla tua scheda che eri la puttana di un ebreo. È meglio che ti rassegni: d'ora in poi farai la puttana per cani e porci". Così racconta l'anziana Frau Kiesel all'ambiziosa scrittrice Sveva, dando voce a un dramma lungamente taciuto: quello delle prigioniere dei lager nazisti selezionate per i bordelli costruiti all'interno stesso dei campi di concentramento, con l'ipocrita e falsa giustificazione di voler limitare l'omosessualità tra i deportati. Donne i cui corpi venivano esposti ai sadici abusi delle SS e dei prigionieri maschi - spesso veri e propri relitti umani che malgrado tutto preferivano rinunciare a un pezzo di pane per scambiarlo con pochi minuti di sesso. Donne che alla fine della guerra, schiacciate dall'umiliazione e dalla solitudine, invece di denunciare quella tragedia fecero di tutto per nasconderla e seppellirla dentro di sé. In questo capitolo della memoria storica personale e collettiva, Helga Schneider continua, con lucidità e compassione, ma anche con implacabile giudizio, a dare testimonianza di ciò che è accaduto perché non si ripeta mai più.
COSA NE PENSO IO:
Sono stata molto indecisa se leggere o no questo libro.
Avevo paura delle descrizioni delle violenze che vi avrei trovato.
Invece questo libro tratta un argomento così terribile come le violenze
e la costrizione alla prostituzione subite dalle donne prigioniere nei
lager nazisti con commovente delicatezza e grande rispetto.
Helga Schneider ha dato al libro quell'accenno di "romanzato",
introducendo la figura della scrittrice Sveva che ascolta la storia
raccontata dall'ex deportata Frau Kiesel, che mitiga un po' l'orrore
delle descrizioni, che hanno sì il chiaro intento di rivelare quelle atrocità,
ma sono rese con un pudore ed un rispetto davvero sorprendenti.
Si percepisce nitidamente che l'intento non è "far scalpore" ma "rendere noto"
e lasciare a chi legge il compito di giudicare ciò che è stato descritto.
Infine mi ha "piacevolmente stupita" il modo di scrivere di questa autrice
di cui leggo per la prima volta, ma della quale, nella mia testa, mi ero fatta
l'immagine di una persona dura e coriacea, che invece si è rivelata
sensibile e piena di encomiabile tatto nel fa luce sull'abisso di depravazione
rivolto alle donne, raggiunto dai nazisti durante la Seconda Guerra Mondiale.
Il libro mi è piaciuto è scorrevole e molto ben scritto, lo consiglio senza dubbio
a chi è interessato alla vita delle donne nel susseguirsi della storia o a chi
è interessato al periodo storico della Seconda Guerra Mondiale.
Sono stata molto indecisa se leggere o no questo libro.
Avevo paura delle descrizioni delle violenze che vi avrei trovato.
Invece questo libro tratta un argomento così terribile come le violenze
e la costrizione alla prostituzione subite dalle donne prigioniere nei
lager nazisti con commovente delicatezza e grande rispetto.
Helga Schneider ha dato al libro quell'accenno di "romanzato",
introducendo la figura della scrittrice Sveva che ascolta la storia
raccontata dall'ex deportata Frau Kiesel, che mitiga un po' l'orrore
delle descrizioni, che hanno sì il chiaro intento di rivelare quelle atrocità,
ma sono rese con un pudore ed un rispetto davvero sorprendenti.
Si percepisce nitidamente che l'intento non è "far scalpore" ma "rendere noto"
e lasciare a chi legge il compito di giudicare ciò che è stato descritto.
Infine mi ha "piacevolmente stupita" il modo di scrivere di questa autrice
di cui leggo per la prima volta, ma della quale, nella mia testa, mi ero fatta
l'immagine di una persona dura e coriacea, che invece si è rivelata
sensibile e piena di encomiabile tatto nel fa luce sull'abisso di depravazione
rivolto alle donne, raggiunto dai nazisti durante la Seconda Guerra Mondiale.
Il libro mi è piaciuto è scorrevole e molto ben scritto, lo consiglio senza dubbio
a chi è interessato alla vita delle donne nel susseguirsi della storia o a chi
è interessato al periodo storico della Seconda Guerra Mondiale.
Hastral
Grazie per aver recensito la mia mamma! Un grosso abbraccio a te e Michele! R(&M)
RispondiEliminaGrazie a te di passare sempre di qua a leggermi ! Ora ho iniziato a leggere "Il rogo di Berlino" ! Un abbraccio Hastral
RispondiEliminaBuona lettura, un abbraccio!
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